Quando deve fare una scelta, l’essere umano è perennemente combattuto tra logica ed emozione. Si innesca una vera e propria guerra tra cervello cognitivo e cervello emotivo. In questo articolo, ci concentriamo sulla Neurofisiologia delle emozioni analizzando tutto ciò che è stato scoperto finora sul cervello emotivo, sul meccanismo delle emozioni che si suddividono in primarie e secondarie. Le basi neurali delle emozioni risiedono nell’amigdala. Cos’è? Come funziona il circuito delle emozioni?
L’interesse a trovare una spiegazione neurofisiologica delle emozioni risale ad oltre un secolo fa, ma il salto di qualità delle moderne neuroscienze è avvenuto da 30 anni a questa parte grazie agli esperimenti sulle lesioni degli animali e sulle osservazioni cliniche di alcuni pazienti con lesioni cerebrali resi possibili dall’utilizzo di tecniche di neuroimaging sempre più avanzate. Attraverso gli studi condotti utilizzando la PET (Tomografia a Emissione di Positroni), la fMRI (Risonanza Magnetica funzionale) e l’ECG (Elettroencefalografia) si è scoperto che le funzioni emozionali sono mediate da circuiti cerebrali specifici.
Le neuroscienze hanno fornito evidenza scientifica riguardo al fatto che la prima risposta ad un qualsiasi tipo di stimolo è emotiva. Quando i nostri organi di senso ricevono un input, lo trasmettono al cervello. L’emozione innescata dallo stimolo guida il nostro comportamento.
La psicologia dà importanza da sempre al mondo delle emozioni.
Neurofisiologia delle emozioni: cervello emotivo e cervello razionale
La biochimica spiega come lavora il cervello quando decide. Le emozioni sono come un grilletto premuto senza avviso che agisce indipendentemente dalla mente razionale (neocorteccia).
Daniel Goleman scrive: “L’emotività irrompe come un trigger“. Il cervello emotivo è un grilletto veloce, agisce in modo più rapido rispetto al cervello cognitivo. Coinvolge tutti gli organi che si sincronizzano e si lasciano condurre dall’emozione del momento. La ricerca scientifica ha dimostrato che, nei primi millisecondi dello stimolo, inconsciamente sappiamo già quale scelta fare.
Lo psicologo Antonio Damasio ha dimostrato che non esiste, in realtà, una razionalità pura e che le emozioni non sono intruse nelle mura della ragione. Tutto (emozioni, sentimenti e regolazione biologica) ha un ruolo nelle nostre decisioni.
Secondo Daniel Goleman le emozioni rivestono un importante ruolo di guida nelle scelte collaborando con la mente razionale. Contribuiscono al pensiero logico oppure lo rendono impossibile. Anche il cervello razionale ha un ruolo importante nelle emozioni, ad eccezione di quei momenti in cui le emozioni sembrano sequestrare la mente.
Nel cervello emotivo (limbico) risiedono emozioni, ricordi, primo apprendimento, istinto gregario. La ‘scheda madre’ del cervello emotivo è l’amigdala: ha il compito di processare tutti gli stati emotivi.
Il cervello razionale, cognitivo, pensante è quello più evoluto. Qui ha sede il pensiero umano con la sua capacità di sviluppare programmi e strategie a lungo termine. Elabora i dati del cervello limbico, comprende ciò che percepiscono i sensi, elabora le emozioni grazie al collegamento con i lobi prefrontali.
L’amigdala e il circuito delle emozioni
Cos’è l’emozione? E’ la reazione ad uno stimolo che innesca una variazione dello stato mentale e porta ad azioni imminenti, incontrollabili a livello fisiologico, comportamentale e cognitivo.
Le emozioni nascono dall’amigdala che presenta una vasta rete di connessioni con le parti del cervello che controlla.
Il circuito delle emozioni funziona così. I segnali trasmessi dai sensi (tranne l’olfatto che è collegato direttamente all’amigdala) raggiungono il talamo che, dopo averli tradotti in dati, li invia al cervello razionale per elaborarli. C’è, però, un fascio di nervi sottili che connettono il talamo all’amigdala: rappresentano una vera e propria scorciatoia che condiziona l’emotività. Quindi, una parte di questi dati arriva direttamente all’amigdala (memoria emotiva) e più rapidamente degli altri dati che arrivano al cervello razionale perché non vengono elaborati. La memoria emotiva scansiona e decifra i segnali innescando azioni immediate (pericolo, sentimenti, ecc.). E’ una sorta di sequestro emozionale come lo definisce Goleman nel senso che tutte le parti del corpo obbediscono alla memoria emozionale in risposta ad uno stimolo per trovare una soluzione e scegliere. Il circuito delle emozioni è una sentinella.
Emozioni primarie e secondarie
I ricercatori hanno suddiviso le emozioni in due grandi famiglie: primarie e secondarie.
Le emozioni primarie originano dal cervello limbico (amigdala e cingolato anteriore): sono quelle innate nella nostra mente. Presentano lo stesso funzionamento fisiologico fin dalla nascita e provocano le stesse espressioni facciali, comportamento, atteggiamento.
Le emozioni secondarie vengono generate dalla nostra mente, sono soggettive, dipendono dalla nostra personalità e rappresentano una combinazione delle emozioni primarie.
Ekman e Friesen (2007) considerano le emozioni primarie quelle base, dipendenti dall’interazione con l’ambiente e le emozioni secondarie quelle che coinvolgono maggiormente il cognitivo. In altre parole, le emozioni primarie (rabbia, gioia, tristezza, paura, sorpresa) sono identificate come prototipi, sono espresse da movimenti prototipici universali, liberi dal contesto socio-culturale. Le emozioni secondarie (compassione, imbarazzo, vergogna, senso di colpa, invidia, orgoglio, gratitudine, indignazione, disprezzo) sono sociali, si sviluppano tramite l’interazione con gli altri. Nelle emozioni secondarie, la parte cognitiva, razionale, è prevalente e con funzioni di ordine sociale.
Neurofisiologia delle emozioni: tra ricerca e studi clinici
La ricerca neurofisiologica ed i metodi terapeutici sono legati tra loro da un gioco di reciprocità: Quando gli studi corrispondono ad intuizioni terapeutiche, l’aspetto clinico tende ad approfondire ulteriormente le intuizioni metodologiche.
Chi fa ricerca nell’ambito della neurofisiologia delle emozioni può essere stimolato dal lavoro clinico nell´ambito della salute mentale. Il processo emotivo, ad esempio potrebbe suggerire nuove ipotesi ed intuizioni da evidenziare con la nuova tecnologia di Neuroimaging. Tra lo scienziato ed il clinico intercorre un rapporto di reciprocità positiva.
L’uso delle correlazioni tra neurofisiologia ed esperienza clinica può aiutare a determinare la scelta di modelli che sembrano essere i più promettenti per un progresso in campo teorico e metodologico.
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